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352 studi greco-indiani

nel IV secolo prima di Cristo, condussero i Greci a contatto diretto cogli Indiani. Da quel tempo non solo l’India si trovò connessa coi domini greci dell’Asia, ma cominciarono e durarono per secoli le sue relazioni coi Greci d’Alessandria e più tardi con Roma1. Apollonio di Tiana, intorno al 50 dell’èra volgare, è pieno di elogi intorno al sapere indiano, e d’altra parte s’incontrano non di raro nomi greci in iscrizioni indiane, sebbene talmente corrotti, da farci meravigliare, per esempio, dell’acutezza di chi seppe in Turamaya riconoscere il nome del re Tolomeo.

Ma se in qualche parte può dirsi generalmente vera la proposizione filosofica, che tuttociò che è possibile è anche reale, gli è appunto nella storia degl’influssi esercitati dai popoli sulle loro reciproche culture, sia per mezzo di amicizia o d’inimicizia. Si potrebbe affermare a priori, che i Greci e gl’Indiani dovevano influire gli uni sugli altri. Or questa azione si può essa rintracciare anche nella letteratura matematica? Ha camminato la civiltà anche in questo, come in tanti altri casi, da levante a ponente, secondo il corso quotidiano del Sole, o piuttosto non ha forse qui luogo un’eccezione a tale regola?

Non è la prima volta che si pongono tali questioni, e se tutto non cospira ad ingannarci, sembra che per dar loro adequata risposta convenga dividerle. Si deve, cioè, esattamente ricercare in quali parti delle matematiche pure ed applicate si riscontra similitudine fra gli scritti dei Greci e quelli degl’Indiani; si deve inoltre investigare, se le analogie sian di tal natura da doversi dichiarare piuttosto per mezzo di comunicazione reciproca, anzichè per mezzo d’invenzione separata ed indipendente.

Lo scopo di questa memoria è di eccitare le persone competenti ad una discussione comprensiva di tale argomento. A tal fine vogliamo qui passare in rivista alcune delle sopradette similitudini, che si riscontrano nell’astronomia, nell’astrologia e nel calcolo matematico delle due nazioni, arrestandoci alquanto più nella parte geometrica del loro sapere, sulla quale avremo occasione di fare alcune annotazioni su cose, per quanto sappiamo, non ancora avvertite.

  1. Weber, Literaturgesch, p. 269 e seg. Cfr. ancora H. Hankel, Zur Geschichte der Mathematik in Alterthum und Mittelalter (Leipzig, 1874), pp. 176-178. Quest’ultima opera sarà da noi citata col titolo: Hankel.