Pagina:Schiaparelli - Scritti sulla storia della astronomia antica, II, 1926.djvu/286


astro-meteorologici degli antichi 275

ed in qual senso si devono intendere le previsioni dei fenomeni atmosferici. Il parapegma eclettico di Tolomeo e quello di Pseudo-Gemino contengono di gran lunga la maggior parte di quanto ci è restato delle indicazioni contenute nei parapegmi originali. Pochi altri avanzi ne sono stati salvati per mezzo di autori antichi che trattarono incidentalmente questa materia; principalmente per mezzo di Giovanni Laurenzio da Filadelfia nel suo libro Sui mesi (scritto verso l’anno 540 di Cristo) del quale si son conservati alcuni frammenti; e per mezzo di Plinio il Vecchio nel libro XVIII della Storia Naturale, dove dal capo 24° al 35° si tratta dell’uso delle osservazioni celesti e delle episemasie per l’utile dell’agricoltura. Ambidue citano quasi tutti gli osservatori di cui si è parlato più sopra, e di quasi tutti riferiscono qualche indicazione. Malgrado tutto questo, siamo ben lontani dal poter tentare la restituzione esatta anche di un solo degli antichi parapegmi originali. Non soltanto per essersi perdute molte indicazioni di ognuno; ma anche perchè la data di un medesimo fenomeno assegnata da un medesimo osservatore, è riferita in modo discorde dai vari compilatori.

Non sarà inutile aggiungere qui alcune notizie intorno all’antico calendario rustico dei Romani, il quale è una derivazione dai parapegmi greci. Da tempo immemorabile i contadini del Lazio furono avvezzi a riconoscere le fasi dell’anno nell’aspetto del cielo quale si presenta al cominciar dell’alba e al finir del crepuscolo. Nè da tale necessità poteva liberarli il calendario civile dei Romani, il quale fu sempre più o meno in disordine fino all’epoca della riforma di Giulio Cesare. Di qual sussidio poteva infatti esser all’agricoltura un calendario, che soleva discordare dal corso del Sole di parecchie settimane, e caduto da ultimo in balia dei politicanti, durante le guerre civili arrivò a scostarsene di tre mesi intieri? Quando dunque, insieme a molte altre cose, arrivò dalla Grecia la notizia e l’uso dei parapegmi astrometeorologici, sul modello di essi si venne formando in epoca non bene determinata un calendario rustico, che nella sua forma originaria ora più non abbiamo; del quale però si riguardano come derivazioni più o meno complete, più o meno modificate 1° le indicazioni contenute nei Fasti d’Ovidio; 2° il calendario di Varrone, di cui alcuni frammenti sonosi conservati in ciò che resta del già citato libro Sui mesi di Giovanni Laurenzio da Filadelfia; 3° il calen-