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nuove considerazioni 233


In un altro testo1 si legge: io esco fuori come il Bennu, il dio dell’aurora. Qui troviamo una plausibile spiegazione dei colori che gli antichi assegnavano alla Fenice: aureo, rosso, roseo e ceruleo. Sono infatti questi i colori del cielo orientale durante il crepuscolo mattutino. Non sembra dunque necessario di ricorrere, per spiegarli, ad una colorazione ipotetica di Sirio. Nei monumenti, per quanto mi è dato oggi sapere, finora nulla si è trovato che accenni ad una connessione dell’uccello Bennu colla stella Sothis.

Invece si trova qualche volta messo il Bennu in relazione col pianeta Venere. Nelle tombe di Seti I e di Ramesse VI questo pianeta è chiamato la stella della barca del Bennu-Osiride2. Questa barca presso gli Egiziani teneva luogo del carro, su cui i Greci facevano viaggiare il Sole. Il Bennu-Osiride non è altro che il Sole levante, e la stella che guida la sua barca è una immagine bene appropriata di Venere mattutina o di Fosforo. Considerato questo fatto, sembra plausibile concludere che, se realmente gli Egiziani conobbero qualche periodo relativo alla Fenice, questo dovette esse determinato da Venere, anzichè da Sirio.

E non potè neppure esser un periodo di grande lunghezza. Non bisogna dimenticare che la determinazione dapprima, e poi l’uso di periodi moltisecolari richiede come primaria ed inevitabile condizione un computo esatto e non interrotto dei tempi. Secondo tutte le apparenze, un tale computo agli Egiziani mancò affatto, e l’incertezza della loro cronologia storica ne è la dimostrazione più evidente. Quando vediamo Manetone, sacerdote, jerogrammate ed istorico, esser in continua contraddizione colla testimonianza indefettibile dei monumenti non solo rispetto alla durata dei regni, ma anche rispetto al loro numero e alla loro successione: quando consideriamo che gli Egiziani non seppero mai riferire i tempi ad un èra, cioè ad

    Bibl. Arch vol. XIV, p. 377) il quale nota esser testo antichissimo e molto anteriore alla XII dinastia (ibid. p. 381). Il confronto colle versioni di Brugsch (Religion und Mytol. der alten Aegypter, pp. 21-23) e di Pierret (Livre des Morts, pp. 53-56) non offre differenze importanti pel presente argomento.

  1. Le Page Renouf, Proceedings of the Society of Biblical Archeology, vol. VII, p. 211.
  2. Brugsch, Die Aegyptologie, p. 336: lo stesso, Mémoire sur les abserrations planétaires &c. p. 50.