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chen1 la costruzione del tempio ha durato circa 200 anni dal 117 avanti Cristo fino al 98 di Cristo.


«Nei testi delle piramidi è più volte nominata Sothis: ma nulla può arguirsene sul colore di essa.

«Nemmeno dalle iscrizioni di Dendera può aversi in proposito alcuna indicazione diretta; sebbene possa indirettamente supporsi che nello iscrizioni stesse sia attribuito a Sothis il fulgore dell’oro.

«È certo che a Dendera, più che in ogni altro tempio, Iside-Hatlior era adorata sotto il punto di vista astronomico, identificando Sothis con essa; ma questa identificazione, che certo predomina, non è tale da impedire che nelle iscrizioni stesse a Iside vengano assimilate tutte le divinità femminili dell’Egitto, all’infuori di qualsiasi considerazione per Sothis; la quale scompare per lasciar posto semplicemente ad Iside-Hathor, quale rappresentante di esse divinità.

«Sotto queste condizioni Iside è pareggiata ad Hatit di Edfu (bianca di Edfu), che in altre iscrizioni è sostituita da Hatit di Necheb (bianca di El-Kab), ed anche da Hatit o Hadid di Edfu, col determinativo dello scorpione per indicare la Dea Selk a testa di scorpione.

«Crederei perciò che si possa escludere che la menzione fatta di Hatit di Edfu nelle iscrizioni accennate dal Brugsch, si riferisca a Sothis e tanto meno al suo colore.

«Una lunga iscrizione di Dendera (Mariette, Dendera, I, 25) enumera circa cento forme o qualifiche diverse di Iside (non esclusivamente però di Iside-Sothis) e fra queste: 1.° Nubit, la dea d’oro; 2.° Nenemnubit, la dea che sorge (o che rifulge) come dea d’oro; 3.° Nubitneteru, la dea oro degli dei; 4.° Nubit-honit-nubtiu, la dea d’oro regina delle dee d’oro; 5.° Nubit-nubtiu, la dea d’oro delle dee d’oro, ossia dea d’oro in grado superlativo.

«I nomi 4.° e 5.° non sono molto frequenti: sono assai frequenti il 2.° ed il 3.°, ed è frequentissimo il 1.°, quasi altrettanto come quello d’Iside o di Hathor, coi quali si scambia continuamente.

«È però da tener conto, che secondo una leggenda, Iside colle ali d’oro abbracciando Osiride, lo ricoperse d’oro; per

  1. Dümichen, Geographie des alten Aegyptens, Berlin, 1887, p. 140.