Pagina:Scherzi morali del prof. Francesco Rapisardi, Catania, Pastore, 1868.djvu/42

A vederla, che sì, che si si muore
     Sotto il suo sguardo pe ’l più vivo affetto.
     È pallida nel volto, ed il pallore
     E segno che c’è rosso in fondo al petto.
     Se il fuoco interno attizza l’Etna nostra
     Pallido fumo in su ’l crater cel mostra.
Ha un’occhio... «Che è un sol?» No, un’occhio solo,
     E tuttavia così ci vede bene,
     Anzi vede dall’uno all’altro polo.
     Dirvi che ha baffi adesso mi conviene,
     E una donna co’ baffi l’è un gran che,
     Oh! oh! d’amarla solo tocca a me.
Supponete dippiù ch’ella m’amasse,
     E che spedito un foglio anche m’avesse,
     Ma se alcuna fra voi v’è che bramasse
     Conoscer quel, che vi si contenesse,
     Spalancasse le orecchic, e bocca aprisse,
     E quello scritto dal mio labbro udisse:

Sospiro di quest’animo, giovanottin garbato,

          Re, che non posso dirvelo se v’amo, o v’ho adorato
     Al sol pensarvi m’agito, balzemi il cor nel seno,
     Se il vostro amor non m’anima, sento venirmi meno.
     Lo so che siete mïopie, ma l’è li minor de’ mali,
     Ed è perciò che a scrivervi mi caccio su gli occhiali,
     I mïopi mi piacciono, mai sempre i’ ve l’ho detto,
     Che se han la vista corta, han lungo l’intelletto.
     So pur che nell’udire, un po’ voi ci stentate.
     Anche l’è quello un nevo, caro, non ci badate.
     Scrivo con gran caratteri giusto, perché capire
     Con faciltà possiate quel, che vi voglio dire.
     Desidero conoscervi un po’ più da vicino,
     Venite questa sera sotto al mio finestrino.
     Veniteci, veniteci, vi brano e vi sospiro,
     È un dì, e par mill’anni, bello, che non vi miro.
     Veniteci, veniteci, se per me è ver che ardete.
     Non ha più nulla a dirvi
                                                  La vostra
                                                                 Chi sapete.