Pagina:Scherzi morali del prof. Francesco Rapisardi, Catania, Pastore, 1868.djvu/27

“Oh! che pensando van questi babbei?
     “Che c’importa del busto di Bellini?
     “Mettiam giudizio, via, signor miei!
     “Che ne facciam del busto di Pacini?
     “Se scapita il paese è nostro vizio,
     “Il busto tocca a lei, mettiam giudizio!
“No, come questa viste non ne abbiamo,
     “E il meglio è ben di confessarlo chiaro,
     “Lo vuoi saper, giacchè tra in due qui siamo?
     (Che! che! ci son anch’io, non visto, o caro)
     “Sono stato con lei, l’ho accompagnata,
     “E subito di me s’è innamorata.
“Ah! ah! che gran fortuna, in veritate!
     “Non dirlo, veh! ad alcun, fammi il favore.
     “Mai sempre certe cose van celate,
     “Potrebbero recar del mal’umore.
     “Ma già con te posso dormir sicuro,
     “Ho confidato il mio segreto al muro.
“Se a forza non facea, colà sarei,
     “Colà tutt’ora a darle il gran contento
     “Di pascersi d’amor negli occhi miei.
     “Con tutto il cuore adesso me ne pento,
     “Scortese fui, si crederà tradita,
     “Chè profonda, davver, fu la ferita.
“Ma basta, lasciam star cotesti affanni.
     “Ha un padre un po’ vecchiotto, è su’ settanta,
     “Una madre di presso a’ quarant’anni,
     “Che ormai da qualche tempo più non canta,
     Perché son sette mesi e cinque dì
     Che incinta ell’è. Puote cantar così?„
Uh! uh! the cosa fate, o donzellette?
     Non vi piace restare ancora un poco
     Ad udir queste care novellette?
     Ma che? Del mio signor prendete giuoco?
     Oh! quanti, attorno, attorno ce ne avete
     Come quello, e fuggir non li sapete.