Pagina:Scherzi morali del prof. Francesco Rapisardi, Catania, Pastore, 1868.djvu/18

Pensate pur signora, a quel che fate,
     Pensate che bambini ce ne avete,
     E questa è la moral, che a loro date?
     Questa è la scuola, in cui li crescerete?
     Vergognatevi adunque, e in poi sin d’ora
     Pensate ai bambolini, o mia signora.
Osservate quell’uom dall’alta testa,
     Vivo lo sguardo e d’ogni grazia adorno?
     “Applaudite, signore, e fate festa,
     “Giovanette venite a me d’intorno,
     “Un bel giovane sono, e non ho pari,
     “L’eleganza da me ciascun l’impari.
“Per grazia niun mi vince nella danza,
     “Leggiero più che Archestrato son io,
     “E chi mai può nudrir qualche speranza
     “Di primeggiar d’accanto al fianco mio?
     “Oh! felice colei, che sente in coro
     “Degna fiamma per me d’immenso amore.„
Bravo il mio giovanotto, che orgoglioso
     Va del bel piede e del suo bello aspetto.
     In verità lo sguardo alzar non oso,
     Certo ti muoverei sdegno e dispetto.
     No, che non tocca a me, vil creatura,
     Ammirare un gioiello di natura.
Mascheroni, un pochin svegliati e mira,
     Che il giovinotto mio vuole ballare,
     Attento, su, metti da canto l’ira,
     Ogni odio per la scienza è da lasciare.
     Del tuo compasso il gran valor si scema,
     Risolvono le gambe ogni problema.
Michelangelo, Dante e Raffaello,
     Alberti, Casa, Volta e Galileo,
     Passavanti, Canova e Macchiavello,
     Vinci, Bellini e Fra Bartolomeo,
     Dotti d’ogni cittade e d’ogni età,
     Per la scienza soffrire è vanità.