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     Che avete doglia assai di tanto guasto:
     Prostrato è il tempio1 e lo edificio casto.

Do poi Madona, dissi: Se ’l ve piace,
     Di pianger con voi l’alma si contenta.
     Qual forza ve ha così del regno spenta?
     Qual’arrogante rompe vostra pace?
     Rispose sospirando: Una fallace
     Superba meretrice,2 Babilona.
     Et io: Dhe, per Dio, Dona,
     Se romper3 4 se potria quelle grande ale!
     E lei: Lingua mortale
     Non pò,5 nè lice, non che mover l’arme.
     Tu, piangi e taci: e questo meglio parme.

Canzione, io non fo stima6
     Di scorpio ponto: non pigliar impresa,7
     Se non serai intesa.
     Forsi è meglio: sta’ pur contenta al quia,
     Do poi che fa mestier che così sia.



  1. Le mente sante sono prostrate ne li vizii, e pochi boni se trovano.
  2. Cioè la superbia, la lussuria e la avarizia.
  3. * L’autografo, rompere.
  4. Hoc est, rompere la potestà spirituale e temporale, che li cattivi non l’avesseno ne le mani.
  5. Di questo parlarne.
  6. Cioè, non mi curo che di me sia detto male, e che io sia punto.
  7. Cioè, non disputare, quasi volendoti defendere quanto è detto da li cechi che non sono vere queste cose, e che non verranno tribulazione; ma sta’ in pace.