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NOTE


Alla Satira III.


Sotto il personaggio di Stoico Pedagogo riprende Persio severamente la gioventù, che superbendo per ricchezza e per nascita trascura lo studio della morale filosofia, e consuma miseramente il fiore degli anni nella dissipazione e nella pigrizia. La satira è di genere tutto drammatico, come la prima, ma di ben altra importanza.

unus ait comitum. v. 6. — Questa breve parentesi inutile affatto in forza dell’introdotto dialogo è stata omessa nella traduzione.

turgescit. v. 8. — Da questo turgescit fino al guttas è Persio che parla, e ne fa una bella pittura dei sutterfugi, che va trovando il ragazzo per non istudiare. V’ha interpreti, che pongono questi versi ora in bocca del giovine, ed ora del pedagogo, mutando il finditur in findor, ut; e il queritur in querimur. Ma il migliore de’ commentatori, il buon senso, grida che in tutta questa tirata non v’è sillaba, che rigorosamente convegna a veruno dei due.

senio. damnosa canicula. v. 48, 49. — Nell’antico gioco dei tali il punto sei, senio, chiamavasi il tiro di Venere, ed era propizio; così l’asso, il tiro del cane, ed era dannoso. Vi sarebbe a caricar un cammello d’erudizione su questo passo. Io crederà d’illustrarlo abbastanza con un solo distico di Properzio:

Me quoque per talos Venerem quaerente secundos
Damnosi semper subsiluere canes.


angustae orcae. v. 50. — Ecco un secondo giuoco fanciullesco. Ovidio ce lo spiega nettamente in due versi nell’elegia de Nuce:

Vas quoque saepe cavum spatio distante locatur
In quod missa levi nux cadat una manu.

buxum torquere. v. 51. — Terza specie di giuoco molto caro ai ragazzi. Vedine la descrizione in Virgilio nel settimo dell’Eneide v. 377.

samios littera ramos. v. 56. — Questa lettera è l’Y inventato da Pitagora nativo di Samo. Ne’ due rami in che si divide,