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Ma un servo accorto più di lui: Padrone,
405Il vostro affar, gli dice, non ammette
Misura, nè ragione, e per tai modi
Vano è trattarlo. Amore ha nel suo regno
Or guerre, or paci. Chi a fissar tai cose
Mobili a guisa di procella e in cieco
410Alternare ondeggianti s’affatica
Nulla conchiude più che s’ei cercasse
Impazzir con ragione e con misura.
Se’ forse in te quando estraendo i semi
Dalle mele picene in cor t’allegri
415Se con essi a toccar giungi la volta?
E tu che nel palato annoso spezzi
Le blande parolette scilinguate,
Hai più giudizio di chi fa casucce?
Aggiungi a’ folli amor le stragi e il sangue.
420Mario che non ha guari Ellade uccise,
E poi giù si lanciò dalla finestra,
Fu forsennato? Oppur da questo biasmo
L’assolvi e il danni di crudel misfatto,
Dando alla cosa, com’è in uso, nomi
425Consimili e tra lor quasi parenti?
Un liberto pien d’anni iva girando
A stomaco digiuno e ben lavate