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SATIRA IX.


Per la via sacra, com’è mio costume,
Men giva a caso rivolgendo in mente
Non so quai baje, e tutto in quelle assorto,
Mi sopravviene un tal, che a me sol noto,
5Era di nome, e strettami la mano,
Che fai tu, mi dic’egli, o mia delizia?
Sto ben per ora, gli rispondo, e bramo
Che il Cielo amico ogni tua voglia adempia.
Siccome al fianco e’ mi venia, soggiunsi,
10Vuoi da me qualche cosa? Ed esso: Io voglio
Tu mi conoschi. Un letterato io sono.
Tanto più, dissi, in pregio avrò il tuo merto.
Struggendomi di voglia onde potermi
Scantonar da costui, or affrettava
15Or allentava il passo, e qualche cosa
Nell’orecchio diceva al mio valletto.
Scendendomi il sudor fino a’ talloni
Io meco sottovoce: O te, Bollano,
Felice di cervello, iva dicendo.
20Colui pur cinguettando a suo talento,
Lodando i borghi e la città, nè alcuna
Da me risposta avendo: Io da gran tempo