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lettere di fra paolo sarpi. 73

ed avranno molto tempo, dovendo durare cinque anni la minorità del re. In questo si conoscerà il valore e la fedeltà francese, se sapranno star uniti e non lasciare prender radici alla semenza. Mi pare gran cosa che il regno e chi lo governa possa, dopo sì grave percossa, aver animo di continuare i disegni del re; i quali, riguardando i preparamenti, io credo che non fossero in Cleves, ma maggiori e forti essere in Ispagna. Ma quand’anche cotesto governo attendesse a parte e sostenesse gli amici fatti dal re, sarebbe impresa degnissima la risoluzione di volere appresso di sè gente armata. Non posso dubitare d’alcun mal incontro, e che gli uffici del papa e de’ Gesuiti non voltino il cervello alla regina;1 ma il volere in Francia un Condé, quantunque fosse per essere un contrappeso a Soissons, è cosa di gran pericolo. Già egli è infetto dell’arte di Spagna, e si può tener facilmente che non lo lasceranno partire, se non vedendo che debba riuscir a loro profitto: ragione che a me pare insolubile.

Ma V.S. mi tocca un non so che del matrimonio,2 che mi ha reso stupido, parendomi che sia cessata l’occasione di simil materia. La prego, in una parola, toccarmi la causa perchè si mette in campo questo punto, che a me non pare pertinente: e saprei volentieri se la regina favorisca Condé, e se V.S. crede ch’egli sia in augumento o in diminuzione; siccome anco se v’è speranza che i riformati acquistino maggior vantaggio nella causa di religione, perchè io qui miro sopra ogn’altra cosa, per-


  1. Si vedano le seguenti Lettere dei 22 giugno e 3 agosto.
  2. Vedi la nota posta a pag. 211 del tom. I.