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lettere di fra paolo sarpi. 389

zione, acciocchè non pigliassero deliberazioni dannose agl’interessi della Repubblica. Tacqui però molti articoli e i più importanti, perchè i deboli ingegni non andassero sopraffatti da troppo profondi insegnamenti; e neppure evitai le ripetizioni, per seguir la maniera del nostro discorrere. E debbo confessare, che mi dette molestia la improvvida edizione che il Molino fece d’un lavoro destinato solo all’uso dei nostri: ma poichè il fatto non si può disfare, prego la S.V. a non portar giudizio di me su quel lavoruccio, che niente stimo. Se non si fossero desti rumori contro il libretto Sulla ecclesiastica e civil potestà, pochi l’avrebbero letto e pochissimi giudicato. Ma la guerra svegliata farà profitto, sì perchè il punto controverso si metterà con più diligenza ad esame, sì perchè il sindaco e gli altri della Sorbona saranno forzati a difendere le proprie sentenze. Giace dimenticata, comunque ottima, una dottrina che non patisce contrasto; ma vigoreggia quando sia assalita o difesa. Pur che stia in sicuro la vita e libertà del sindaco e il Senato ne pigli la difesa, spero ogni cosa riesca al meglio; e, a parlare schietto, ancorchè si avverasse quello che avvenne nella causa del libro del Bellarmino, meglio piacerebbemi che il non far nulla. Importa al vero che si rivendichi qualche dritto conforme alla libertà, e si destino dal sonno i buoni e piuttosto si scindano in partiti i professori di lettere, che vilmente e imprudentemente andar dietro ai Gesuiti. Contro i quali dovemmo anche noi un giorno battagliare, perchè asserirono che il papa era successore di Cristo; e questo sempre e sul serio ripetono, per provare la necessità del capo visibile della Chiesa; del quale