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388 lettere di fra paolo sarpi.

quale si rafforzarono nuovamente i dogmi o le massime de’ Gesuiti. Di ciò non giunse qua novella alcuna: amerei conoscere le persone assistenti al colloquio e gli argomenti discussi. Aspetto anche con vivissima brama la orazione del signor Servino, ch’io m’immagino così ricca di ragioni di dritto, come piena di dati di fatto. Non posso ristarmi dal fare scuse per la mia importunità e curiosità, che mai non cessa dal far domande.

Prego Dio che conduca a buon fine ogn’intrapresa della S.V. eccellentissima, e la tenga lungamente sana, affinchè possiamo entrambi d’egual omaggio onorare la divina Maestà. Tanti saluti da mia parte al signor Gillot. E le bacio le mani.

15 marzo, 1613.

Era già scritta la presente quando ricevei lettere della V.S. date li quindici di febbraio; dalle quali, e dalle altre inviate al signor Molino, appresi la sollecitudine che la stringe per le cose mie. E di ciò me le professo obbligato, e la ringrazio secondo il potere; ma se metterò a parte V.S. di tutto che risguardi quel negozio, niente più mi resterà da aggiungere. Le stesse lettere al signor Molino mi palesarono che egli le parlò d’una certa mia opericciuola sulla Immunità dei cherici; e n’ebbi un po’ ad arrossire. Non fu scritta, infatti, per essere divulgata,1 ma per dar lume a certuni dei nostri, che bisognava di subito istruire e liberar dalla supersti-


  1. Questa operetta trovasi oggi stampata al principio del vol. V delle Opere del nostro autore (Helmstadt, ossia Verona, 1761-68), col titolo di Trattato della immunità delle Chiese.