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lettere di fra paolo sarpi. 369

al XIII, vi è molta similitudine per la nascenza, per l’educazione e per le altre cose che si possono considerare. Non mi pare che le congetture siano tanto lontane dal vero: almeno stanno bene fra i termini del fattibile. Se non che, Dio è di sopra.

Sto con molto desiderio che le cose di costì piglino buona piega, e che passino questi tre mesi per poterle scrivere più liberamente per Barbarigo. V.S. è salutata da lui e dagli altri due amici; e io, per fine di questa, le bacio la mano.

Di Venezia, il dì 15 di gennaio 1613.




CCXXIX. — A Giacomo Leschassier.1


Grandissima allegrezza mi ha cagionato la lettera della S.V. de’ 19 decembre, provandomi che il buon nome del Richer non era punto diminuito, e che nella causa della prebenda il rettore della Università e gran numero d’insegnanti presero parte. Lessi il rimanente della Collezione ch’Ella mi ha inviato; e


    condur volle contro i Maomettani; la prima delle quali ebbe a costargli la prigionia, e l’altra la vita; ambedue calamità e danni senza fine alla Francia e all’Europa. Il che sia detto senza disconoscere la generosità del sentimento che aveva mosso i Cristiani a quell’impresa; la quale noi vorremmo imitata, con altro scopo e modi affatto diversi, ancora nei giorni nostri.

  1. Edita, in latino, fra le Opere ec., pag. 108. Porta, in detta stampa, la data del 1612; ma nell’ordine è posta fra quelle del 1613, ed è chiaro per più ragioni come debba riferirsi a quest’anno. Basterebbe, tra le altre, a dimostrarlo la menzione che vi si fa dei nuovi libri pubblicati dallo Scioppio e dal Becano; intorno ai quali noi pure diciamo altrove (pag. 379) ciò che potrà forse rendere un po’ più soddisfatta la curiosità dei lettori.
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