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lettere di fra paolo sarpi. 339

temessero i più potenti, cioè gli Spagnuoli, sarebbero passati così innanzi, che verrebbero alle armi. Senza dubbio alcuno, ciò non sarà, perchè per Spagna non fa aver moto in Italia al presente.

La settimana passata uscì per tutta Roma una nuova dal palazzo papale, che al pontefice era stata resa una lettera del duca di Buglione,1 la quale egli non aveva voluto ricevere per esser di eretico, ma l’aveva mandata all’Inquisizione; dove fu letta. In quella si diceva, che nel suo viaggio fatto in Inghilterra, aveva scoperto una grandissima inclinazione di quel re e del regno al ritornare alla religione romana; e che, per effettuar con prestezza e facilità così buona opera, non vi era miglior mezzo, che il matrimonio del principe di Galles con la sorella del granduca. Però confortava sua santità ad adoperarsi per la effettuazione. Siccome non credo che l’inclinazione suddetta vi sia, nè che il duca di Buglione abbia scritto, così accerto V.S. che per Roma è stata affermato dai principali ministri pontificii. Che mistero sia qua sotto occulto, non mi posso per ancora immaginarlo.

In questi giorni passati si è dubitato che potesse nascere qualche rottura tra questa Repubblica e l’arciduca Ferdinando di Austria, perchè alcuni suoi sudditi erano sbarcati nell’isola di Veggia,2 e avevano fatto prigione il conte di quell’isola, che si ri-


    di essi, come in più d’una delle Lettere precedenti, e che credevasi promossa dal duca di Mantova.

  1. Enrico de la Tour d’Auvergne, duca di Bouillon, dopo riconciliatosi con la corte, era stato spedito in Inghilterra per notificare a quel re il matrimonio di Luigi XIII colla infanta di Spagna.
  2. Così, per pronunzia venezianesca, invece di Veglia.