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246 lettere di fra paolo sarpi.

neziani; di che il generale ha sentito dispiacere grande, e ha scritto una lettera al vicerè con molta sommissione. La corte di Roma ebbe molto disgusto quando l’editto contra Baronio, di che mandai a V.S. la copia, fu pubblicato in Sicilia. Di nuovo ne hanno sentito un maggiore per la pubblicazione fatta pochi giorni sono in Napoli: aspettano ora anco la pubblicazione di Milano, la quale, come preveduta, ferirà manco.

Hanno recitato li padri Gesuiti in Roma, nella loro casa professa, una rappresentazione o commedia spirituale della conversione del Giappone; e nella prima scena, è comparso un gesuita a far una predica nella piazza con questo soggetto: — Che Dio volendo rinnuovar il mondo, ha eccitato in questo secolo la loro Compagnia, alla quale Sua Maestà dona tali favori, che nessuna potenza umana può loro resistere; — e altri tali concetti. Alla quale fecero rispondere per un giapponese con dire, che non credevano ch’essi fossero mandati da Dio, ma da qualche nemico dell’umanità; ch’erano per metter dissensione civile, per spiar le debolezze del paese; — e altri tali concetti. E seguì la commedia con altri particolari molto notabili, detti dai recitanti, i quali sono tutti contro loro; nè io so indovinare perchè sia fatta una tal cosa, se non per dir al mondo in faccia, che sanno di esser scoperti, e che non per questo stimano alcuno.

Al Padre, nel scrivere la presente, è sopraggiunta una gran febbre, sì ch’è stato necessitato abbandonar l’impresa. E con questo bacia la mano a V.S.

Di Venezia, li 26 ottobre 1611.