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lettere di fra paolo sarpi. 13

se il mio pronostico non riuscirà vero, non saremo esenti di qua da monti, perchè non manca chi mette contro la briga. Se li Spagnuoli potranno, al sicuro vorranno l’Italia quieta; ma se altro potrà a chi1 mette conto intorbidar l’acqua, succederà altrimenti.

Son restato pieno di stupore per il Gesuita che ha dimandato salvo condotto per andar in Inghilterra, e maggiormente stupirò se gli sarà dato.

Quanto alli libri descritti nella polizza che V.S. manda, quelli sono molto buoni; ma non vedo che sia tempo di farli trapassare, per una infinità di buone ragioni, e lungo sarebbe scriverle. Io pensavo dover inviare a V.S. alcune memorie, le quali adesso sono tanto particolarizzate, che sono giunte a cento fogli, e avevo da comunicarli il modo che non era sicuro metterlo in pericolo di esser palesato;2 ma lo stato delle cose presenti costringe a non ne far niente, essendo fatto tutto diverso da quello che prima era.3

Il signor Assellineau ha ricevuto quella di V.S.; ma non l’ho ancora potuto vedere, così per ricevere la comunicazione delle cose scritteli da lei, come acciò mi leggesse le copie ch’ella manda; le quali sono veramente di forma di lettera che ha bisogno


  1. Intendasi: ma se potrà l’altro al quale ec.; cioè l’inquieto duca di Savoia. Vedi tom. I, pag. 350.
  2. Così ha la prima stampa; ma sembra da correggersi: il modo che v’era sicuro per non metterlo in pericolo ec.
  3. Pare che una segreta intelligenza cominciasse a formarsi, dopo l’interdetto, tra i patrizi più conservatori della repubblica di Venezia, e la corte romana, i Gesuiti e la Spagna. Il sotterraneo lavorío delle sètte, che troppo sprezzasi ai giorni nostri, è quello che spesse volte conduce il mondo ancora ov’esso non vorrebbe andare.