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lettere di fra paolo sarpi. 153

mie del 1 e del 2 dello stesso mese: però resto ancora in speranza che li capiteranno. Per lo passato risposi alla seguente di V.S., scritta a dì 15, la quale veramente fa un singolar ritratto di Francia, li cui affari mostrano esser inviati per cammino non troppo buono, anzi assai pericoloso. Ci vedo due gran balze; una è l’ambizione della regina, l’altra la troppo celere esaltazione di Conchino: e anco una gran fossa, l’arte de’ Gesuiti. Sarà grazia di Dio estraordinaria, se tante difficoltà saranno superate. Ma per quello che V.S. mi scrive delli padri Gesuiti, tenga per fermo che il Padre farebbe tutto quello che sapesse essere in loro servizio. Egli ha osservato qualche belle parti del loro governo, le quali sono tutte esplicate nella lettera. Egli mi dice, non saper qual cosa di più si potesse scrivere costì; ma rendessi certa V.S., che se gli sarà dimandato cosa che abbia o sappi, non resterà di comunicar tutto intieramente. E io accerto V.S., che lo farà non solo con prontezza, ma anco con gran suo piacere.

Bisogna ben tener per certo, che le cose seguiranno secondo la piega che prenderanno in questi tempi. Già abbiamo saputo qui l’intiero e chiaro di quello ch’è passato a Giuliers. La virtù del conte Maurizio ha fatti vani molti disegni non solo di Spagna ma di Francia; ed è ben chiaro, considerate le qualità del capitano. Adesso l’inverno farà fermar le armi. Ma Dio voglia che la primavera resti simile in Italia: siamo quasi certi di non dover aver guerra, se bene le medesime armi già scritte sono tuttavia in essere. Ma bene gli speculativi temono che si siano trattenute sinora per mandarne qualche parte in Germania a nuovo tempo; quan-