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148 lettere di fra paolo sarpi.

e sforzarli a lodare, non che a contentarsi che non osservino niente. Mi pare di vedere la Francia in breve tutta gesuita.

L’Anti-Cottone è una molto bella scrittura e soda, e mi rende l’autore molto ammirabile; alla quale non so se con molta facilità un altro potesse giungere. Senza dubbio il Padre,1 per quel che mi dice, non si promette tanto. È troppo piena la Francia dei soggetti potenti e dotti, massime riformati, ch’egli possa ardire di poter aver luogo in così illustre numero; senza che l’avvertimento di quell’antico è da esser tenuto nella memoria: Non esse scribendum in eos qui possunt proscribere. Però, in tutte le cose umane si pesa il bene e il male; nè è prudenza, per una leggiera cosa come quella che potrebbe far esso Padre, perdere l’occasione di qualche migliore; sì come egli mi dice, che non curerebbe niente per fare qualche cosa di buono, e dove valesse.

Ma poichè siamo in questo proposito, le dirò che finalmente, con estrema opera, ho acquistato un esemplare stampato in Roma delle loro Constituzioni dell’anno 1570. Di che le dirò prima, che innanzi di vederle, non sapevo dire che cosa fossero Gesuiti; perchè il toccare le loro azioni riceve risposta con dire: — Sono abusi de’ privati, che non tirano in


  1. I lettori si saranno avveduti degli indizi, che da qualche tempo incontriamo, che queste Lettere fossero composte o almeno scritte a nome di Fra Fulgenzio, o di qualche altro confidente dell’Autore. Tutto a noi sembra che si facesse per precauzione, ed ora nell’un modo ora nell’altro. In quanto alla presente, non può non riconoscersi lo spirito e la dettatura di Fra Paolo in quella sì aperta dimostrazione del modesto sentire di sè, che altri forse non avrebhe osato di scrivere.