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108 lettere di fra paolo sarpi.

dilazioni sarà procrastinata fin tanto che qualche caso venga a nascere, onde possano sfuggirvi di mano.

La S.V. mi ha fatto favor gratissimo coll’accozzarmi la intera storia della condanna del Mariana, e gli opuscoli scritti intorno alle cose che ne derivarono. La prego, se mai seguisse su di ciò qualche altra novità, che non le sia grave il parteciparmela.

Il libricciuolo intorno agli occhiali1 non è ancora stampato: l’autore attende alle incisioni, delle quali ha bisogno per ispiegare i suoi sentimenti: tosto che sia stampato, farò di mandarglielo.

Non posso frenarmi che non torni a dire dei Gesuiti. A tutti in Italia è ormai manifesto, com’essi facessero della confessione un’arte. Mai già non ascoltano per tal guisa alcuno, che poi tra loro non conferiscano su tutte le cose dette e fatte; e ciò per deliberare se possano trarne alcun partito a pro della santa Chiesa, o della loro società. Del rimanente, vanno agli altri predicando, essere sì stretto il sigillo della confessione, che nemmeno al penitente è lecito d’infrangerlo se il confessore abbia trattato cosa alcuna con lui, sebbene non appartenente a peccati, e ne anco alla salute dell’anima. Il peggio si è, che una dottrina tale si viene abbracciando da ogni sorta di confessori; però ch’essa giova a mantenere il loro impero, e così possono liberamente trattare ogni cosa che ad essi torni a grado. Io combatto quanto più posso contro questa dottrina; ma essa mise già profonde radici nell’animo dei religiosi per


  1. Così parve dover tradursi per maggiore fedeltà al testo; ma sembra da intendersi: sul nuovo cannocchiale.