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lettere di fra paolo sarpi. 25

Gerusalemme, dove si trovarono i santi apostoli Pietro e Giacomo, e dove parimenti già erano andati per il medesimo fine san Paolo e san Barnaba. Nel Concilio, oltre gli apostoli e preti, v’intervennero altri fedeli in gran numero. Si disputò acremente prima; di poi disse san Pietro il suo parere, quindi san Paolo e san Barnaba, e finalmente san Giacomo. Per ultimo, l’intero Concilio stabilì massima, ed egli deputò a riferirla due legati, Barnaba e Silla, e scrisse con questo titolo: Apostoli et seniores fratres, e nel corpo della lettera disse: Visum est Spiritui Sancto et nobis. Se, dunque, san Pietro nel Concilio disse il suo parere come un altro, se la deliberazione fu del Concilio, se il Concilio deputò legati, se il Concilio scrisse le lettere, chi dubiterà che questo avesse la suprema potestà? E se qui aggiungeremo che i sette diaconi furono eletti da tutto il corpo della Chiesa, e non da san Pietro; che avendosi a mandar due apostoli a Samaria per dare lo Spirito Santo a quelle genti, san Pietro fu scelto dagli altri, nè andò da sè ma fu mandato, giusta l’esposizione del sacro testo, e insieme con san Giovanni, dagli altri apostoli; chi non conchiuderà che la somma potestà fosse nella Chiesa?

L’anno 200, papa Vittore, essendo nata certa controversia sopra il celebrar la pasqua, comandò sotto pena di scomunica ai vescovi d’Asia, che si conformassero con la Chiesa romana. Repugnò Policrate vescovo di Gerapoli; e sant’Ireneo vescovo di Lione, in nome di tutti que’ vescovi di quella provincia, scrisse a papa Vittore una lettera piena di riprensioni, dannando la sua collera e il modo suo di procedere.

L’anno 260, Stefano pontefice romano, essendo