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lettere di fra paolo sarpi. 311

contestabile, il principe secolare; il re, Dio. Tal fondamento ha la dottrina dell’autore; il quale se barcolli, siamo costretti a dubitare sulla saldezza dell’edifizio. Appartenendo entrambi i poteri, chiesastico e secolare, alla stessa cristiana repubblica, forza è che o l’uno obbedisca all’altro, o tutti e due sottostiano a qualche potere umano, ovvero che la repubblica cristiana riesca un mostro a due teste.

Appo tutte le nazioni e città, o tien governo il popolo, o gli ottimati, od un cittadino qualunque; non potendo la cosa pubblica stare e conservarsi senza un supremo potere. Non importa che Barclay, come per artifizio comico, faccia ricorso alla divina Maestà; sì perchè la sovranità dev’esser parte di uno Stato, e non un che esteriore; sì perchè tutti gli Stati del mondo si confonderebbero in un solo per andare senza distinzione soggetti a Dio, al quale nè più ne meno sottostanno il re dei Franchi e quel de’ Turchi o de’ Persiani. Osservi come la nazione israelitica, per aver servito dopo Salomone a due poteri, smembrossi in due Stati, e sotto distinti re non serbò più la unità. Ma lasciamo le cose antiche. Perchè sono due i regni francese e spagnuolo, comunque dallo stesso Dio dipendenti, se non per avere lor propria e distinta e libera sovranità? Provatevi a metter su uno Stato retto da due autorità a Dio subordinate: esso non avrà più vita, che aver potesse già Roma lasciata alla balía de’ suoi due fondatori. Adunque, preti e laici faranno due Stati. Se l’un potere all’altro non inchinisi, e ambidue non si assoggettino a un solo, l’aver luogo nella stessa repubblica la Maestà divina non è per somministrare alcun mezzo di unità. Io non veggo verso