Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/288

228 lettere di fra paolo sarpi.

mo chiariti per le cose passate quanto conto tengano in sostanza di quello che in apparenza riveriscono.

Noi siamo in uno stato di cose, che possiamo dire le litanie di monsieur di Bourg: Sancte Turca, libera nos. Dio faccia che li Svizzeri in fine non vengano a qualche dissensione civile! Veggo che li Spagnuoli hanno grande ingresso tra loro, e li Gesuiti gran dominio. Questo è un punto scabroso: perchè se due simili nazioni s’impossesseranno dell’affetto degli Svizzeri,1 non potranno in Europa seguire che continue rivoluzioni; e l’Italia ne potrebbe piangere amaramente. Ma nissuna foglia d’albero si muove senza la volontà del Signor Iddio, a cui bisogna rimettere le nostre volontà. Finirò per non esser più lungamente noioso a V.S., alla quale bacio la mano.

Di Venezia, li 28 aprile 1609.




LXVII. — Al medesimo.2


Alla ricevuta di quella di V.S. delli 12 aprile, veduta la memoria di monsieur Vieta, impaziente d’aspettare, innanzi che leggessi le molte lettere ricevute quel giorno, fui necessitato trascorrerla. Il principio è un buon ragionamento di governo; il rimanente, quando viene alla materia, è preparazione per far lungo trattato. Credo che quella scrittura


  1. Profezia avveratasi nei giorni nostri colla lega e la guerra del Sounderbuud.
  2. Edita: come sopra.