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lettere di fra paolo sarpi. 223

le; perchè, chi vuole che il Turco sia per uscire con centocinquanta e chi con ducento galere, e che pensi di acquistare un porto in Italia, ed altre canzoni. La verità è che uscirà l’armata marittima dei Turchi, ed avrà cento galere, computate le guardie ordinarie e due galere grosse: cosa insolita sino al presente a’ Turchi. Non sarà armata per far impresa reale, sebbene nel regno di Napoli stiano con timore. Il parer mio si è che scorreranno le riviere di Sicilia e di Calabria, saccheggiando e bruciando e predando anime: e con questo penseranno di risarcire le ingiurie ricevute l’anno passato da Toscana; le quali, per dire il vero, sono state più temerità, che altro. Senza dubbio, maggior danno riceveranno i Cristiani; ma quel duca, che Dio assolva,1 era pieno di concetti guasti.

Il duca di Parma2 sprovvistamente ha posto nel suo castello di Piacenza mille fanti, fatti nel ducato di Castro, che è antico patrimonio di casa sua. In terra di Roma molti sono attoniti a pensare che sospetti abbia avuti. Io non basto per fare alcun giudizio.

Prego V.S. farmi sapere lo stato di monsignor Leschassier. Ancora lo prego dar parte delle sud-


  1. Il granduca Ferdinando I, di cui vedi al principio della Lettera LXIV. Le imprese delle galere toscane contro i Turchi dell’Affrica e l’espugnazione di Bona, avevano avuto luogo, non già nell’anno precedente, ma nel 1607.
  2. Ranuccio I Farnese, di tirannica indole e molto da’ suoi sudditi odiato; il quale al ducato di Parma e Piacenza univa pur quello di Castro; ond’ebbero origine, col papa Urbano VIII, le lunghe guerre che nell’istoria di nostre vergogne chiamaronsi: la prima e seconda guerra di Castro.