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lettere di fra paolo sarpi. 215

data al suo nepote, e la Repubblica (a petizione di quei popoli) vorrebbe fosse delli monachi Camaldulensi, de’ quali era già: e Dio voglia che questa controversia non passi innanzi più di quello che ambe le parti vorrebbono. Da due giorni in qua, è nato un altro disgusto. Predica monsignor1 Fulgenzio nostro nella chiesa di San Lorenzo. Questi romanisti hanno usato tutte le arti per levarli l’audienza e il credito: ma avendo fatto la loro opera effetto contrario, il nuncio ha tentato di sedurne alcuni a dire ch’egli predichi eresie; e poi s’è doluto col principe, non passando a dir questo, ma solo che a questa predica vanno Fiamminghi e Greci, e che vi è sospetto che il predicatore nell’interno sia infetto. Questo ha dato gran disgusto a un numero grande della nobiltà che va a quella predica, e ha fatto che anco il rimanente abbia voluto udirlo, per aver cognizione propria della verità. Quelli che sono stati tentati hanno pubblicato gli uffici del nuncio. Dio faccia la sua santa volontà.

Voglio pregar V.S. che non gravi il signore Alleaume niente sopra di quello, ch’è con intiera sua comodità; e quando sarà a Parigi, conservarmi la sua grazia.

La partita di Don Pietro, credo che sia, avendo ottenuto dal re quanto ha voluto, per non attendere a lui nissuna delle promesse. Ho bene per verisimile, ch’egli averà operato tal cosa, che il tempo mostrerà essere con perdita di qualche gran personaggio.2


  1. Così la vecchia stampa; o per errore, nelle veci di monsieur, per celia consimile alla notata da noi a p. 167, n. 1.
  2. “Toledo, a dire il vero, non ottenne niente di quanto si era proposto; ma le sue cabale, secondate fervorosa-