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214 lettere di fra paolo sarpi.

scandalo il favore prestato a quelli. Il Parrasio fu mandato prigione da Ancona a Roma. Io non ho più saputo quello che ne sia avvenuto; sì come anco del Poma e del prete, dopo la nuova che fossero mandati a Civitavecchia, non s’è più parlato, ne là si vedono. Il Bitonto fu ucciso alla sua patria da’ suoi nemici.1

Dell’arcidiacono non si è fatto ancora risoluzione, perchè nuovi disgusti sopravenendo alla giornata, fanno formare risoluzione di metter tutto insieme. Li sei stipendiati dopo l’aumento non sono più stati tentati. Di me, poichè non ho maggior bisogno, non voglio che per nissun modo si parli: mi duol solo non poter prestare maggior servizio.2

Fu vero che li capi del Consiglio de’ Dieci innovarono una legge antica, che le chiese si serrassero al crepuscolo, e non si sonasse campana dopo la prima ora di notte sino al mattutino; e questo per le inonestà che avvenivano nelle chiese, che in certe loro feste portavano alla notte li uffici diurni. Il papa perciò si riscaldò grandemente, perchè dice che toccava a lui far tali provisioni, se bisognano, e che si ricorra ad esso: che li laici non possono far legge sopra le chiese, quantunque buone e a favore: e che protesta, acciò Fra Paolo non dica poi, che col silenzio mostri di consentire e approvare. Fin qui le cose non sono uscite oltre le parole. Ma maggior controversia è nata per un’abbazia vacante, di entrata circa 12,000 ducati,3 la quale il papa ha


  1. Pasquale da Bitonto, soldato; uno tra i cinque principali assassini del Sarpi.
  2. Può rivedersi il quartultimo § della Lettera LIII.
  3. La prima edizione ha qui, con errore da muovere al riso: “10 ducati.„ Ma vedasi la Lett. LXIV, cogli altri luoghi, ove di questa abbazzia, detta di Vangadizza, riparlasi.