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lettere di fra paolo sarpi. 179

per gli Ottomani. Prego V.S. eccellentissima di salutar tanto a mio nome Gillot e Casaubono, e continuarmi l’antica sua benevolenza. Stia sana.

Venezia, 6 gennaio 1609.




LII. — Al signor De l’Isle Groslot.1


In questo stesso giorno, ricevo due di V.S. (una delli 28 novembre, la seconda del 9 decembre), in tanta angustia di tempo, che dubitavo non poterle risponder niente per questo spaccio; ma pure ho ancora un’ora da scrivere, e le risponderò passo a passo. Quanto al frate mandato fuori dello Stato, la cosa non va sì male. Egli fu licenziato senza esser interrogato nè chiamato: si partì immediatamente e andò a Mantova, di dove scrisse una supplica, richiedendo abilità d’esser ascoltato per mostrar la sua innocenza, la quale asseriva. L’istesso consiglio de’ Dieci, non il presente, consentì che si presentasse alle prigioni pubbliche, per dire le sue ragioni. Si presentò e fu udito; e innanzi che quel consiglio finisse, fu levato dalle prigioni pubbliche, e messo in una camera del suo convento; dove ancora sta, senza uscir di là, che si sappia; nè il consiglio presente, in questi tre mesi ha dato di mano alla sua causa.2 Si può dire che sia stato male il concedere l’abilità suddetta, per la fama uscita che il bando sia ritrattato: si può ancor dire che sia bene, perchè con questo il frate e il suo monasterio consente


  1. Edita nella raccolta di Ginevra, pag. 116.
  2. Vedasi alla pag. 120 e nota 1.