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138 lettere di fra paolo sarpi.

ma da un piccolo numero di questa nobiltà. Vi sono certamente in esso dei personaggi d’ingegno e d’erudizione eccellente; ma qualche volta la parte maggiore vince la migliore: salvo quando tutti si accorgono che si tratta della libertà, perchè allora tutti dànno prova di sano giudizio. È così fatto l’ingegno umano, che non dalla ragione ma dalla consuetudine si lascia guidare; e si osservano religiosamente in un luogo alcune pratiche, le quali altrove, e non senza ragione, apparirebbero degne di riso. Così in Italia si reputa eresia se alcuno abbia osato di sottoporre ad alcuna regola la potestà del pontefice: e queste cose io le vo discorrendo non senza tristezza.

Di questi giorni ho scorso le dissertazioni di Filippo Berterio; il quale io reputo autore erudito ed accurato, ed anche, per mio giudizio, valente. V.S. me ne aveva lodato il primo libro: dell’altro non mi aveva dato un preciso ragguaglio. Per il fatto della erudizione io li apprezzo amendue; per il giudizio preferisco l’ultimo. Magnifica colle sue parole la potestà del pontefice nella Chiesa; ma la riduce al suo vero ordine colle ragioni e co’ passi degli autori che allega. A me è parso che quest’uomo abbia aperta la via alla verità colla massima prudenza, sotto pretesto di una contigiata falsità.

Adesso mi occupo del possesso in materia beneficiale, e per questa cagione ho letto Rebuffo1 nel primo tomo, Tract. ad Const. reg., e nel quarto De possess. benefic. Vi ho osservato ch’egli adduce


  1. Giureconsulto francese di Montpellier e professore di legge in Parigi.