Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/170

110 lettere di fra paolo sarpi.

lesta; ma bisognava toglier dal corpo del decreto o aggiungervi tanto che ciascuno ne fosse contento.1




XXXIII. — Al signor De l’Isle Groslot.2


Oggi l’angustia del tempo mi farà esser breve contro il mio volere. Ho ricevuto per questo spazio dal signor ambasciatore il libretto delli arcani dei Gesuiti, il quale non mostrerò se non a persone fidate: l’ho trascorso, e mi è parso contenere cose così esorbitanti, che resto con qualche dubitazione della verità; chè gli uomini sono scellerati certo, ma non posso restar senza maraviglia, come tante ribalderie fossero tollerate dal mondo.3 Al sicuro, di tali non abbiamo sentito odore in Italia; forse altrove sono peggiori: ma questo sarebbe con molta vergogna della nazione italiana, che non cede a qual’altra si voglia.

Il registro delle lettere è passato a quel gentiluomo delli padri di Ferrara, e sarà in mia potestà.4 È cosa assai lunga, perchè è negozio continuato per quattro mesi in vari e notandi particolari. Come ritorna il mio giovane che scrive, darò principio a farlo copiare, per mandarlo a V. S.; che è cosa degna. Ma a un estratto delle cose principali non averei tanta fede; chè con tutti li particolari si vederà da ognuno la verità apertamente.

Lo stato delle cose di Germania è tale, che do-


  1. Questa Lettera è visibilmente mutila nella nostra versione, come nel suo latino originale.
  2. Edita nella raccolta di Ginevra ec., pag. 68.
  3. Si veda alla pag. 100.
  4. Rivedasi alle pag. 61 e 62.