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drammatico. Essi parlarono alle passioni, senza le quali non v’ha vera musica, e nelle loro composizioni furono tutte energicamente espresse . Fu allora che al pascolo dell’intelletto si aggiunse quello del cuore, e d’ambedue, senza che l’uno distrugga l’altro, se ne fece un solo . Allora la musica drammatica potè dirsi un’arte imitativa, capace di dipingere al vivo qualunque quadro, di eccitare tutti gli affetti, di colorire , abbellire, dare un risalto maggiore alla poesia e di superarla ancora, animandola colle grazie incantatrici della melodia e dell’armonia . Dopo i soprannominati: Sarti, Guglielmi, Paisiello, Cimarosa, Zingarelli ed altri, «piasi tutti della stessa scuola napolilana, arricchirono aneli’ eglino di nuovi pregi il dramma musicale. La melodia acquistò nuove bellezze; si giovò l’armonia del ritrovamento d’inusitati accordi; e tracciando nuove vie per muovere gli affetti senza l’ajuto della parola, giunse a tal perfezionamento d’esprimere coll’orchestra, poco men che colla voce del cantore, il linguaggio delle passioni. Le scuole, ove si ammaestravano tanti giovani, che davano le più belle speranze, sparsero ovunque i veri e profondi principi dell’arte; ed i capi d’opera si moltiplicarono di giorno in giorno con incredibile rapidità. Il secolo XVIII fu dumpie quello cui giustamente può darsi il vanto d’aver portato al suo perfezionamento ogni genere di musica, ma sopra d’ogni altro quella del dramma, che però era grandemente da desiderare che un tal vanto fosse per conservarsi dalla nostra Italia senza macchia, e che qui stabilisse sua