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cap. v. — La rocca del re dei pescatori di perle. 63


Si vedevano teste orribili, dalle bocche mostruose irte di denti, e code smisurate emergere, rituffarsi, poi comparire di nuovo intorno al Bangalore.

Erano pesci-cani lunghi sette od otto ed anche più metri e che parevano molto famigliarizzati colla nave, perchè non mostravano di spaventarsi, nè di inquietarsi per quella improvvisa irruzione di luce.

Giravano e rigiravano intorno al Bangalore, fregando i loro musi contro i fianchi del legno, guardavano i marinai coi loro brutti occhi dalla fiamma giallastra, poi tornavano nei loro rifugi situati negli angoli della caverna, come se fossero soddisfatti del ritorno dei pescatori di perle, i quali d’altronde non pareva che si occupassero della presenza di quei terribili divoratori di carne umana.

Amali fece accostare il legno alla scala di corda, poi chiamò Durga.

— Farai trasportare nel mio castello Mysora ed il principe di Manaar — gli disse. — Io ti precedo.

— Ed il Bangalore?

— Lo nasconderai nell’ultima caverna; per ora non riprenderemo il mare.

Il re dei pescatori di perle s’aggrappò alla scala di corda e s’innalzò verso la vôlta, giungendo in una stretta galleria che era guardata da un indiano armato di fucile e di pistole, e illuminata da una lampada.

— È accaduto nulla durante la mia assenza? — chiese alla sentinella.

— No, padrone.