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cap. ii. — mysora 29

faceva vento con un mazzo di penne di pavone infisse in un manico d’argento.

La scialuppa, che era lunghissima, quasi quanto la piccola nave del re dei pescatori di perle, sebbene molto più bassa, procedeva rapidissima sotto la spinta dei ventiquattro remi manovrati da robusti ed agili garzoni, sfarzosamente vestiti con lunghe camicie di seta bianca damascata e strette alla vita da larghe ciarpe svolazzanti.

Amali, la cui nave passava in quel momento a meno di duecento metri, aveva fissato i suoi sguardi sulla sorella del marajah, provando un lungo fremito.

— È bella! — mormorò — Ed è la sorella dell’uomo che ha ucciso mio fratello e la discendente di coloro che mi hanno rapito il trono. Il sangue grida vendetta, ma potrò io essere inesorabile con tutti costoro? No, sarà impossibile, almeno per Mysora!...

Durga, che lo osservava, rimase quasi atterrito dal pallore che si vedeva sul viso del re dei pescatori di perle.

— Mysora non correrà pericolo alcuno — mormorò. — Amali rimarrà sordo al grido del sangue!... Il disgraziato l’ama troppo!... Come potrà liberare il fanciullo che il marajah tiene in ostaggio? Meglio sarebbe che non l’avesse mai veduta!...