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cap. x. — una caccia alle tigri 133

senza cattivi incontri e allora i due avventurieri si trovarono in mezzo a terreni paludosi, dove si vedevano dibattersi numerosi coccodrilli del genere dei gaviali, rettili un po’ più piccoli degli altri e pure non meno pericolosi, perchè hanno le mascelle più lunghe e meglio armate.

Durga si era fermato guardando quei terreni quasi sommersi, irti di canne palustri, che servivano d’asilo ad una moltitudine di uccelli acquatici.

— Che cerchi? — chiese Jean Baret.

— Signore, — rispose l’indiano — non ho mai veduto queste paludi.

— Ti sei smarrito?

— Non so che cosa dire.

— Sono molti anni che non percorri questi terreni?

— Dieci, non di più.

— E non ti ricordi d’aver veduto terreni acquitrinosi presso Jafnapatam?

— No, signore.

— Qualche fiume può aver straripato allagando queste terre. Capirai che in dieci anni anche i corsi d’acqua, possono avere qualche capriccio.

— E se invece ci fossimo perduti?

— Una notte passata in questi luoghi non sarà piacevole, nondimeno, siamo uomini da non spaventarci. Abbiamo armi e viveri, quindi non possiamo aver paura.

— E le fiere? Saranno numerose qui.

— Le combatteremo — rispose Jean Baret colla sua solita noncuranza — To’! Questi terreni mi