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capitolo v – una notte angosciosa 41


– Sul capo Sud, poichè, come vi dissi, mi preme mettere al sicuro la Torpa nel profondo Eis-fiord. Professore, ritiratevi nella vostra cabina e dormite tranquillo.

– Approfitto – rispose Oscar. – E voi?

– Non lascerò la ribolla finchè non vedrò il capo Sud.

– Buona notte, capitano.

Tompson aveva però detto troppo presto, che non vi era ormai più alcun pericolo. La Torpa veleggiava con maggior stabilità, essendo le onde meno irate in quel tratto di mare riparato dal vasto arcipelago delle Spitzberg, ma i ghiacci tornavano a mostrarsi, trascinati colà dal vento del nord-ovest e prima accumulati da quello del sud-est.

Ad ogni istante l’ice-master segnalava degli ice-bergs mostruosi che ondeggiavano pesantemente e che potevano, con un solo urto, fracassare la nave malgrado la robustezza dei corbetti e del fasciame. Quei colossi si vedevano sfilare in mezzo al nebbione, tramandando sprazzi di luce biancastra e si udivano cozzi violenti, sorde detonazioni, poi capitomboli i quali producevano delle ondate mostruose che si rovesciavano improvvisamente sulla nave. Fortunatamente la nebbia, continuamente lacerata dalla furia del vento, pareva che si decidesse ad alzarsi. Infatti di quando in quando l’oscurità scemava e talvolta si scorgeva in alto una luce pallida che doveva essere proiettata dalla luna.

Anche il vento, spazzato forse dalla grande barriera dell’arcipelago, soffiava meno violento e accennava a diventare più regolare.

Verso le sei del mattino, nel momento in cui la nebbia cominciava a diradarsi, si udì l’ice-master a gridare:

Ice-field a babordo.