Pagina:Salgari - Nel paese dei ghiacci.djvu/209


capitolo vii — la terra di baffin 183


inospitali. L’equipaggio del Polaris può averlo saputo ed essersi diretto qui.

– Ma gli orsi bianchi non saccheggiano il deposito?

– I viveri sono nascosti in una caverna chiusa da massi di ghiaccio, indicata da una croce.

– Allora accostiamo i banchi. Vedo là una insenatura profonda che potrà ricevere comodamente la Shannon.

– Bada alle punte di ghiaccio.

– Non temete, mastro, le scorgo benissimo.

La Shannon, spinta da un debole vento che soffiava dal sud-est, si avvicinò ai banchi e andò ad ancorarsi fra due barriere di ghiaccio che formavano un piccolo porto.

Essendo ormai caduto il sole da oltre un’ora, mastro Thyndall rimandò l’esplorazione al mattino seguente. D’altronde i suoi uomini erano troppo stanchi per riprendere la faticosa manovra del remo, e per forzare il passo attraverso a quei ghiacci che si erano accumulati in grande numero dinanzi al fiord.

Le ultime ore della notte passarono tranquille, ma l’indomani il sole non spuntò. Erano tornati ad alzarsi pesanti nebbioni, i quali si distendevano lentamente sui banchi di ghiaccio ed il freddo era bruscamente aumentato.

Ad intervalli, dal nord, soffiavano poderosi colpi di vento, i quali mettevano in rivoluzione i ghiacci che si trovavano al largo. Gli ice-bergs, i packs, gli streams, gli hummoks avevano ripresa la discesa verso il sud urtati, spinti dai grandi campi che dovevano essere comparsi all’uscita dello stretto di Smith.

Mastro Tyndhall, udendo gli urti violenti di quelle masse, le quali potevano venire spinte verso la costa, era diventato assai inquieto.