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capitolo iii — la scomparsa del «polaris» 151


– Sì, ma temendo di non trovare dei compagni per un viaggio così pericoloso, ho creduto bene di tacervi fino ad oggi lo scopo della nostra corsa attraverso la baia. Scommetterei che non mi avreste seguìto.

– È probabile, disse Charchot, quantunque vi fosse triplice paga. Questa è una stagione tutt’altro che propizia per tentare delle ricerche.

– Ma spero che ora non avrete l’intenzione di far ritorno a Discko.

– Sarebbe troppo tardi ormai, risposero i marinai.

– E poi, aggiunse Mac-Chanty, abbiamo promesso di seguirvi e vi terremo compagnia fin dove vorrete condurci. Se gli altri hanno avuto paura, noi mostreremo al governo dell’Unione che vi sono dei cacciatori di foche che non temono di affrontare, anche in pieno inverno, i ghiacci della baia di Baffin.

– Bravo Mac-Chanty! esclamarono in coro i marinai.

– Grazie, miei valorosi, disse mastro Tyndhall. Noi mostreremo come i cacciatori della baia di Baffin abbiano del buon sangue nelle vene e del buon cuore. Con voi sono certo dell’impresa.

– Una parola, mastro, disse Charchot.

– Parla.

– Ma si sa dove abbia naufragato il Polaris?

– Ecco: il governatore di Discko mi ha detto che si crede sia andato a naufragare nello stretto di Lancaster o sulle coste settentrionali della Terra di Baffin o su quelle del Devon settentrionale.

– Ma da cosa lo si arguisce? Ne sapeva nulla il luogotenente Tyson?

– No, ma un baleniere che ha approdato a Upernawick, ventisei giorni or sono, ha avvertito di aver incontrato, durante una furiosa bufera, una nave disalberata