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capitolo xi — l'urto del wacke 91


– Non perdiamo tempo, signor Tompson.

Trenta marinai, guidati dall’ice-master e armati di seghe da ghiaccio, di picconi e di scuri, scesero precipitosamente sulla superficie gelata del bacino e si misero febbrilmente all’opera, picchiando e segando. Tompson e Jansey, dall’alto della botte dell’ice-master, seguivano attentamente l’avanzarsi del wacke, pronti a richiamare a bordo i loro marinai prima che l’urto avvenisse.

Il banco era lontano un miglio dalla barriera degli ice-bergs e si dirigeva verso la costa occidentale dell’isola degli Orsi. Se si manteneva su quella retta, era probabile che scivolasse lungo le spiagge senza arrestarsi, nel caso che fosse riuscito ad aprirsi il passo attraverso a tutti quegli ostacoli.

A mezzogiorno il wacke non si trovava che a dieci miglia dall’isola ed a soli duecento passi dagli ice-bergs.

Pareva che presso quelle coste la corrente si facesse sentire più forte, poichè la distanza scemava con una certa rapidità. Fra dieci minuti doveva avvenire il cozzo.

– A bordo! gridò Tompson ai marinai che si trovavano sul banco.

I marinai abbandonarono il banco e s’arrampicarono lestamente sulla Torpa. In mezz’ora avevano già fatto un lavoro straordinario: la nave era stata liberata dai ghiacci che la stringevano e galleggiava in un bacino che aveva una circonferenza di trecento metri.

– Sciogliete le vele, continuò Tompson. In alto i gabbieri!...

In meno di cinque minuti le vele furono liberate dalle loro fodere di tela cerata e spiegate. La Torpa si trovava ormai pronta a partire ed a speronare.

Ad un tratto avvenne l’urto. La fronte meridionale del banco si era incontrata cogli ice-bergs. Parve che un