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Il Signor Lopez 45

ucciso il governatore, veniva abbandonata per ricostruirla un anno dopo nel luogo ove attualmente si trova.

Punta Arenas è una colonia penitenziaria, abitata per la maggior parte da guasos cileni, uomini di bassa statura, quasi tutti condannati, che di giorno possono lavorare liberamente nelle segherie e di notte vengono chiusi nel quartel, sotto la sorveglianza del presidio, che si compone d’una cinquantina di soldati agli ordini d’un capitano.

È una città che potrà avere un bell’avvenire ma che finora ha fatto pochi progressi dalla sua fondazione, non ostante gli sforzi dal governo cileno. Ha segherie importanti, dei depositi di carbone e di viveri per le navi che passano ancora lo stretto, ed un certo traffico colle tribù patagone, le quali forniscono gli abitanti di selvaggina, di pesci e di cavalli. Possiede anche due piccole dipendenze, Freshwater bay e S. Jago bay, alle quali è allacciata da una via litoranea.

Il vecchio baleniere e José, legata la scialuppa e, armatisi dei loro fucili, balzarono a terra, dirigendosi verso la città, la quale, come abbiamo detto, non sorge proprio sulla spiaggia. Le sue cinquanta o sessanta case sono invece scaglionate sul pendio d’una collinetta.

Quantunque i cileni non abbiano l’abitudine di alzarsi troppo presto, parecchi abitanti cominciavano a uscire e anche qualche squadra di galeotti, scortata da soldati, scendeva verso la spiaggia per recarsi alle segherie.

Per lo più gli uomini, che i due sorveglianti incontravano, erano guasos cioè i genchos del Chilì, che formano la maggioranza della popolazione di Punta Arenas, uomini saldi e robusti, dai lineamenti fieri, la pelle assai bruna, derivando essi da un incrocio di spagnuoli e d’indiani. Indossavano pittoreschi costumi: ponchos variopinti di pelo di guanaco e di vigogna, giacca ricca di bottoni di me-