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280 Capitolo trentunesimo

Le corazzate americane, avvicinatesi a duemila metri, lanciavano contro le batterie del canale e contro gli spalti del Morro, i loro enormi obici i quali scoppiavano con immenso fracasso, producendo delle larghe squarciature.

Granate d’acciaio da 54 chilogrammi, granate da 28, obici da 28 e shrapnel da 45, micidialissimi, cadevano in gran numero sventrando i terrapieni, abbattendo le enormi muraglie, squarciando le feritoie e smontando, di tratto in tratto, qualche pezzo o fulminando sul posto gli artiglieri; però gli spagnoli tenevano bravamente testa a quel furioso grandinare, a quel precipitare di così enormi masse di ferro e d’acciaio.

I loro pezzi non rimanevano un solo istante muti e quando si presentava il destro, mandavano qualche grosso obice a scoppiare sul ponte delle corazzate o nei fianchi delle navi ausiliarie armate da guerra.

Un’ora durò quell’orrendo frastuono e quel furioso grandinare; poi, quando già gli spagnuoli cominciavano a respirare, credendo che l’attacco fosse stato respinto, una nave fu veduta staccarsi dalle due squadre e correre, con pazza temerità, verso il canale come se volesse forzare il passo e cacciarsi nella baia.

Era un grande vascello con due fumaioli e tre alberi, un grande transatlantico armato da guerra, a quanto sembrava, e che gli Stati Uniti avevano unito alla loro già poderosissima squadra.

Una potente corazzata che faceva un fuoco infernale per attirare su di sè i colpi degli spagnuoli, lo seguiva a breve distanza.

La marchesa e Cordoba che li avevano veduti attraverso una feritoia, avevano mandato un grido di stupore.

— Si forza il canale!... — aveva gridato la marchesa.

Il colonnello Ordonez che stava al loro fianco, sorvegliando il tiro d’uno dei grossi pezzi Krupp, si volse dicendole con un sorriso:

— Facciano pure: s’incaricheranno le torpedini di mandarlo a picco. Tirate sempre contro la squadra, giovanotti!... Lasciate che quei pazzi s’accostino. —

La grande nave, quantunque bersagliata dalle batterie de la Estrella, continuava la sua audace corsa verso il canale della baia, come se fosse sicura di entrarvi, e di comparire improvvisamente dinanzi alle navi dell’ammiraglio Cervera.

La corazzata che l’accompagnava, giunta a quattrocento passi dal Morro e già ripetutamente colpita dai grossi Krupp, non ostante lo spessore delle sue piastre d’acciaio, si era arrestata, poi aveva ripreso il largo a tutto vapore.

Il transatlantico invece aveva imboccato audacemente lo stretto canale e continuava la sua corsa. Ormai era tanto vicino, che Cordoba e la marchesa poterono leggere il suo nome.

— Il Merrimac! ... — aveva esclamato la marchesa.