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LA SOVRANA DEL CAMPO D'ORO 55


— Oh!... questo è vero, — rispose il messicano. — E perchè volete fermare quel treno?

— Ve lo spiegherò lungo il viaggio.

— Volete partire subito?

— Dobbiamo prima impadronirci della stazione e poi rovinare la linea. Ho delle cartucce di dinamite con me.

— Faremo saltare una roccia del passo della Gila e produrremo una frana considerevole, oppure guasteremo i binari.

— Benissimo. Vuotiamo, poi andrete a chiamare i vostri amici.

— La caparra, señor, — disse il vaquero tendendo la mano.

Mastro Simone levò dal portafoglio uno chèque e lo porse al messicano, dicendogli:

— Ecco duecento dollari: e...

Uno scoppio di risa, seguito da altri altrettanto clamorosi, gli fece alzare la testa.

— Un negro che paga da bere ad un vaquero!... — gridò una voce. — Brutta scimmia, ed a noi nulla? Paga, o ti faremo ballare una sarabanda a colpi di frusta, pelle nera!...

Sette od otto uomini, che portavano in testa degli immensi sombreros scolorati e sdrusciti e vestivano il pittoresco costume dei vaqueros, con alte gambiere di cuoio non conciato, adorne ai lati di strisce di pelle tagliuzzate, si erano appressati alla tavola, sghignazzando.

Erano ubriachi, e potevano diventare pericolosi, perchè tutti avevano alla cintola il machetto.

Mastro Simone era diventato pallido, o meglio la sua pelle aveva assunto una tinta grigiastra, poi si era alzato vivamente, squadrando gli importuni con uno sguardo feroce.

Josè Mirim lo aveva prevenuto, mettendoglisi prontamente dinanzi e gridando con tono minaccioso agli ubriachi:

— Che cosa volete, banda d’urubu?1.

Il messicano non era un colosso da paragonarsi al Re dei Granchi, nondimeno era uomo da tener testa a parecchi avversari. Era un bel giovane, di una trentina d’anni, di statura alta, piuttosto magro e nervoso, dal volto fiero ed energico.

La sua voce, metallica e vibrante, impressionò da principio i vaqueros, ma solo per qualche istante, perchè uno degli ubriachi rispose subito, con tono sardonico:

— Josè che beve coi negri!... Che bella compagnia ti sei trovata!...

— Sono miei amici, — rispose il messicano.

— Allora comanda al negro che paghi delle bottiglie anche a

  1. Uccelli che divorano le carogne e fungono da spazzini nelle città messicane.