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Ritorno a Savana. 221

Venti passi lontano, quasi sul margine della foresta, si stendeva una pianta immensa, con foglie larghissime e di rami coperti da una infinità di piante parassite, che reggevano a malapena delle frutta d’un verde pallido, di forma sferica e grosse più dei poponi.

— Tirate prima verso la riva la piroga, signore, — disse il marinaio. — Poi penserete a vuotarla, ma fate presto. —

Alvaro ed il mozzo, unendo le loro forze la trassero fuori dalle foglie e siccome, quantunque piena d’acqua, galleggiasse essendo scavata nel tronco d’un enorme albero, non riuscì a loro difficile di arenarla su un bassofondo.

— Prendete un paio di quelle zucche ora e tagliatele a metà, — disse Diaz.

Il mozzo si era già arrampicato sulle piante parassite che avvolgevano interamente il tronco grosso e basso delle cuiera, gettando fra le erbe una mezza dozzina di quelle zucche.

Alvaro piantò la punta del coltello in una credendo di spaccarla per metà, ma il frutto si crepò in tutte le direzioni.

Ne provò un secondo senza miglior risultato.

— Oh non così, signore, — disse il marinaio. — Non riuscirete a nulla. Prendete una liana sottile, legate la zucca e stringete forte.

È così che fanno gl’indiani. Il vostro coltello non servirebbe a nulla. —

Oh meraviglia! Quelle zucche che pure parevano durissime, appena strette dalla liana si spaccavano per metà, come fossero state segate.

Le cuia, così si chiamano le frutta della cuiera (crescentia cajeput) sono pregiatissime dagli indiani. Ben seccate servono da vasi ed in tutte le capanne brasiliane o venezuelane se ne trovano in gran numero, abbellite sovente con disegni a colori, assai originali.

Vuotatele della loro polpa biancastra e ottenuti quattro bei recipienti, Alvaro ed il mozzo vuotarono rapidamente la piroga, facendola rimontare interamente a galla. Era una bella canoa scavata col fuoco più che colle scuri di pietra, nel tronco d’un cedro, lunga dieci metri e larga uno e fornita di quattro pagaie di forma lancellata ed a manico corto.

È incredibile l’abilità degli indiani nella fabbricazione delle loro piroghe. Quantunque privi completamente di istrumenti a-