Pagina:Salgari - L'Uomo di fuoco.djvu/158

152 Capitolo Quindicesimo.

gliava ad un piccolo cinghiale, pesante almeno una cinquantina di chilogrammi, guazzava nel fiume grugnendo e cercando le radici delle piante acquatiche.

— Un charpincho!1 — esclamò il marinaio facendo una smorfia.

— Mandategli una freccia, — disse Alvaro.

— Non vale la pena. La carne di quei roditori è così detestabile che perfino gl’indiani la sdegnano e talvolta perfino i giaguari... ah! Eccolo il companatico! —

Un po’ più lontano, un altro animale, di forme stranissime, stava salendo la riva dopo d’aver attraversato il fiume su un grosso tronco d’albero che la corrente aveva, per un caso straordinario, spinto contro le piante acquatiche in modo che le due estremità toccavano le due sponde.

Non somigliava affatto al primo.

Era un animale, come abbiamo detto, di forme stranissime, grosso quanto un cane di Terranuova, assai basso però di gambe, invece più lungo di corpo, con una coda bellissima d’un buon metro e ricchissima di peli, che teneva ben rialzata.

Anche il corpo era fornito di peli lunghi e quasi setolosi, di color brunastro, con una lunga striscia nera orlata di bianco che seguiva la colonna vertebrale in tutta la sua lunghezza.

Quella però che destava una viva curiosità era la testa di forma sottile, assai appuntita e, cosa davvero singolare, priva di bocca! Ossia, veramente priva no, ma perchè al suo posto si vedeva un piccolo buco da cui pendeva una lingua lunghissima terminante in uno strale acuto e che pareva fosse spalmata d’una sostanza estremamente viscosa.

— Si è mai veduta una bestia simile! — esclamò Alvaro a mezza voce. — Un animale che non ha bocca non avrà nemmeno denti. Come fa a vivere quel disgraziato?

— Eppure, come vedete, è ben grasso, — rispose Diaz.

— Che cos’è infine quell’animale?

— Un tamanduà.2

— È mangiabile almeno quello?

— Lo assaggerete e poi me ne direte qualche cosa. Un boc-

  1. È il più grosso dei roditori conosciuti.
  2. Orso formichiere.