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Il marinaio di Solis 123

— Da quattro giorni.

— Allora venite molto da lontano.

— Il villaggio che mi ha ospitato si trova a sette giorni di marcia da qui, in mezzo alle foreste.

— E non vi tornerete più?

— Sì, ma attendo che gli Eimuri si siano ritirati più al sud. Spero che verrete anche voi. I Tupinambi vi accoglieranno bene, se presentati da me che sono un pyaie ossia lo stregone della tribù.

Che cosa vorreste fare qui soli, in queste immense foreste? Un giorno o l’altro finireste sulla graticola dei Tamuri o dei Tupi che non sono meno antropofaghi degli Eimuri.

— Ed i Tupinambi non divorano i loro simili?

— Non meno degli altri ma... con me, nulla avrete da temere.

— La vostra istoria, signor Diaz. Mi avete messo indosso una viva curiosità.

— Ai vostri ordini, signor Viana. —

CAPITOLO XII.

Il marinaio di Solis.

Tredici anni or sono — disse il marinaio, dopo essere rimasto qualche minuto silenzioso, come per riordinare i suoi ricordi, — e precisamente nel 1516, il governo di Castiglia che già da tempo aveva formato il disegno di strappare al Portogallo questa immensa regione, per diritto spettante a Cabral, che fu il primo a scoprirla, inviava una flottiglia al comando di Vespucci, di Pinzon e di Solis, coll’ordine di fondare delle città lungo la costa.

Fino già dai primi momenti, si era manifestata una profonda rivalità fra i comandanti, ognuno dei quali pretendeva assumere la direzione dell’impresa.

Amerigo Vespucci, che aveva già visitato il Brasile per conto del Portogallo e che aveva già avuto una parte così importante nella scoperta del continente americano, poteva vantare maggiori diritti degli altri, pure si nutriva contro di lui una certa diffidenza essendo stato prima ai servizi della corte di Lisbona.

Comunque sia la traversata fu compiuta e la flottiglia, dopo