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emilio salgari

— Non temere per me, mia adorata. Il Re della Montagna non ha paura.

Poi, volgendosi ad Aliabad che non osava muoversi, e scostando le tende:

— Entra nell’alcova — disse.

— Vuoi assassinarmi? — chiese Aliabad, che batteva i denti pel terrore.

— Entra, o ti uccido come un cane.

Il poveraccio esitava a ubbidire e guardava Fathima come volesse implorare il suo aiuto, ma la giovane persiana rimaneva impassibile. Vedendo che non vi era speranza e che Nadir abbassava minacciosamente l’arma, il disgraziato obbedì ed entrò nell’alcova emettendo un gemito.

Allora il montanaro strappò da un divano un cordone di seta e gli legò le braccia e le gambe, poi con un fazzoletto lo imbavagliò strettamente, dicendogli:

— Se stai tranquillo nessuno ti torcerà un capello, ma se cerchi di liberarti, giuro su Allah che il mio kandjar ti spaccherà il cranio come una nocciuola.

Aliabad si sdraiò sui tappeti mezzo morto di spavento, e Nadir, dopo avergli fatto un ultimo gesto di minaccia, raggiunse la giovinetta, che origliava presso la porta.

— Eccomi, mia vaga Fathima — diss’egli afferrandola fra le braccia e fissando su di lei uno sguardo trionfante. — Eccomi pronto a fare tutto ciò che tu vorrai, pronto a rimanere o a partire, pronto a salvarti od a morire.

— Mio Nadir — mormorò la giovinetta. — Oh! Quanto tu devi avere sofferto in queste lunghe ore.

— No, dolce creatura — rispose il giovanotto stringendosela al petto. — Non ho sofferto, poichè tu eri sempre presso di me e ti vedevo lottare per levarmi d’attorno quella miserabile spia. Dimmi ora, mio vago fiore: verrai tu sulla mia montagna? Darai un addio a questo palazzo, a questa città, ove per noi regnerà un eterno pericolo, rinuncerai a rivedere il principe, le amiche tue, tutto?

— Sì, tutto, tutto, purchè non mi separi più mai da te — rispose ella, appoggiando la vaga testolina sul robusto petto del montanaro.

— Sei dunque decisa?

— A tutto, Nadir.