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sospese alla vôlta, la illuminavano come in pieno giorno, facendo scintillare gli ori dei ricchi tappeti di Kerman e degli arazzi che coprivano il pavimento, le pareti e le colonne di pietra.

Sessanta montanari, schierati in giro, coi kandjar e le pistole alla cintura, aspettavano gli sposi, mentre il mollah si era collocato dinanzi al letto nuziale, sul quale era stato collocato uno specchio magnifico, colla cornice incrostata di zaffiri e di rubini d’un prezzo favoloso.

Quando Nadir fece la sua comparsa, bello come mai era stato prima veduto, collo sguardo fiero, il volto leggermente pallido che faceva risaltare vivamente i suoi baffetti neri ed i lineamenti energici, un gran grido rimbombò nella sala, destando gli echi del vecchio castello:

— Viva il Re della Montagna!... Viva il figlio dello sciàh Luft-Alì!

— S’avanzi la sposa! — tuonò Mirza, raggiante di gioia.

La grande porta tosto s’aprì e apparve Fathima, bella come un raggio di sole, bella come un bottoncin di rosa. Appena apparve, un lampo d’uno splendore abbagliante tosto l’avvolse: parve che si tuffasse in una nuvola di luce.

Mai donna persiana aveva indossato un costume così splendido; mai donna dell’Asia intera avrebbe potuto sognare tante perle e tanti diamanti. I tesori dei famosi nababbi indiani potevano impallidire dinanzi a quelli dell’assassinato sciàh e della sua sposa.

Il vecchio Mirza, il fedele guardiano delle favolose ricchezze dell’infelice sciàh, aveva messo a disposizione della giovinetta i grandi forzieri che da anni riposavano nei misteriosi sotterranei del vecchio castello, ed aveva gettato su di lei a piene mani i gioielli più preziosi del tesoro reale.

I larghi calzoncini, la lunga casacca di broccato tessuto in oro, la larga cintura, il lungo velo bianco tessuto in argento, le piccole scarpe di pelle rosea a punta rialzata, che un tempo dovevano aver appartenuto alla sposa dello sciàh, erano carichi delle più belle perle di Barhein, dei più grossi diamanti, dei rubini più scintillanti, degli zaffiri più splendidi.

Un diadema d’oro sormontato da un grande pennacchio tempestato di pietre preziose, e molteplici file di perle grosse come nocciuole, e braccialetti più superbi del kok-i-nour o montagna di luce e del derva-i-nour od oceano di luce, che usano portare i re persiani, e pen-