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250 Capitolo Trentaquattresimo.

alla parete sinistra e tastava il suolo il quale era tutt’altro che liscio ed ingombro di sabbia.

Di quando in quando si arrestavano per ascoltare o per vincere la forza della corrente che diventava sempre più impetuosa, poi riprendeva la marcia a tentoni essendo là dentro l’oscurità così fitta da non poter distinguere assolutamente nulla.

Allorquando incontrava qualche ostacolo, s’affrettava a darne l’avviso.

— Attenti! Vi è un crepaccio! Abbassate la testa! Piegate a sinistra! Tenetevi stretti. —

Il passaggio accennava a restringersi. Ad ogni momento i quattro audaci dovevano curvarsi per non rompersi il cranio contro la vôlta, che era tutt’altro che liscia o si ammaccavano le costole per passare certe strettoie, formate da rocce taglienti che strappavano o laceravano le vesti.

Soprattutto Ioe più alto e più grosso di tutti, si trovava sovente imbarazzato.

Nondimeno il bravo marinaio riusciva sempre a trarsi d’impiccio e senza mai abbandonare la giacca del bandito, non avendo ancora una completa fiducia in lui.

Dopo un quarto d’ora giunsero in un luogo dove le pareti si allargavano bruscamente. L’acqua aveva cessato di scorrere e calpestavano una sabbia quasi asciutta.

— Dove siamo? — chiese Joe.

— In una caverna, — rispose Dik.

— In quella dei pirati?

— No: è ancora lontana.

— Eppure i canti dei vostri compagni mi sembrano vicini.

— Dobbiamo passare un’altra galleria.

— Lunga molto?

— Qualche centinaio di metri.

— Avanti, — disse Ioao, con voce soffocata.

— Tenetevi tutti attaccati l’un l’altro. —

Piegò a destra finchè trovò la parete e si mise a seguirla adagio, adagio, tastando sempre il suolo che aveva delle buche e delle spaccature ricolme d’acqua e dopo pochi minuti giungeva dinanzi ad uno spazio vuoto da dove veniva una forte corrente d’aria impregnata d’un acuto odore di tabacco e d’alcool.

— Siamo sulla buona via, — disse.

— Ma cos’è questo fragore? — chiese Joe.

— È una corrente d’acqua che taglia la seconda galleria.

— Acqua marina?

— Lo credo.

— Ha qualche altra comunicazione col mare questo passaggio?

— Lo suppongo.

— Ah! Se si potesse esplorarlo?

— Per che cosa farne?

— Per prendere in trappola i vostri cari compagni.