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gli alberi sagù 195


— Che ce l’abbiano proprio rubata? esclamò Wan-Stael, impallidendo.

Si slanciò innanzi e aprì i cespugli: un grido mal frenato gli uscì:

— Infami!...

— L’hanno rubata? chiesero Wan-Horn, Hans e Cornelio accorrendo.

Il capitano mostrò a loro, con un gesto disperato, i cespugli che giacevano a terra, spezzati e strappati.

— Ah! Ladri!... esclamò Cornelio, pallido d’ira.

— Siamo rovinati! esclamò il marinaio.

La scialuppa infatti, non esisteva più. Quantunque fosse stata bene nascosta fra i cespugli e poi ricoperta di rami e di foglie, era stata trovata dai pirati o dai loro nemici, e portata via assieme agli attrezzi ed ai viveri che conteneva. Non avevano lasciato a terra che un remo spezzato, affatto inservibile e pochi pezzi di corda.

— Cosa faremo ora noi? si chiese Wan-Stael, che pareva avesse perduta tutta la sua energia e tutto il suo coraggio. Chi ci condurrà ora a Timor? Miserabili, perfino gl’istrumenti nautici hanno tentata la loro cupidigia!...

— E non ci hanno lasciato nemmeno un biscotto, disse Cornelio.

— Quale disastro se non si avesse avuta la precauzione di portare con noi le munizioni, disse Wan-Horn. Fortunatamente abbiamo ancora sette od ottocento cariche, e quando si hanno delle armi, in questo paese non si muore di fame.

— Ma come riguadagneremo la nostra isola, ora che ci manca la scialuppa? chiese Hans.

— Udiamo, capitano disse Horn. Sapreste dirci dove ci troviamo?

— Che siamo qui o più lontani, che importa, Horn? disse Wan-Stael.

— Forse la nostra situazione non è disperata, capitano, e con un po’ di coraggio, possiamo uscire da questo ginepraio. Volevo sapere se siamo molto lontani da Dori.

— Dal porto di Dori!... esclamò Wan-Stael, che ebbe un lampo di speranza.

— Sì, e se possiamo giungervi non avremo difficoltà a tornare in patria. Voi sapete che quel porto è frequentato dai