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i naufragatori dell'«oregon» 29


– Buon giorno, signor Wan-Baer.

La giovanetta e il ragazzo si erano pure voltati, esclamando ad una voce:

– Voi, cugino?...

– Io, miei bravi ragazzi, – rispose l’armatore col più amabile sorriso. – Come state, Amely?... E tu, Dik?... E voi, signor Held?

– Tutti benissimo, signor Wan-Baer – rispose asciuttamente l’ex-ufficiale.

– Avete sofferto mare grosso nella traversata?

– No, cugino – rispose Amely. – Da Macao a queste isole, l’oceano fu sempre tranquillo.

– Voi avete la fortuna sempre in favore e vi auguro che continui.

– Ci aspettavate, cugino?

– Lo vedete, Amely.

– Grazie della vostra premura.

– Volevate che dimenticassi i miei parenti?... Sapete, Amely, che sono quattro anni che non ci vediamo?...

– È vero.

– E che ardevo dal desiderio di stringervi le mani?

– Grazie, cugino.

– E d’offrirvi ospitalità in casa mia.

– Grazie della vostra offerta, signor Wan-Baer – disse il signor Held. – Disgraziatamente non possiamo accettare.

– E perchè, signor Held?

– I miei protetti hanno molto da fare. Voi sapete quante noie richiedono le eredità.

– Si possono sopportare, signor Held, quando si tratta di raccogliere una cinquantina di milioni. Ragazzi miei, che bella fortuna vi è toccata!

– È vero, cugino, ma non ci dimenticheremo di voi – disse Amely. – Eravate pur anche voi nipote del defunto.

– È vero, ma vostro zio non ignorava che io ero già ricco, ed ha fatto bene a pensare a voi.

– Ma cinquanta milioni...

– Il denaro non è mai troppo, cugina. Orsù, accettate l’ospitalità in casa mia.