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i naufragatori dell'«oregon» 183


lanteria Amely, che era uscita dalla capanna, ed i suoi compagni, disse:

– Vengo a reclamare l’adempimento della promessa fattami. Il momento è propizio per seminare il nostro riso, ora che Giuwata, il nostro essere supremo, ha avuto la sua offerta e che è ridiventato buono.

Poi, volgendosi verso i suoi guerrieri, fece deporre dinanzi agli uomini bianchi il grande vaso contenente il riso da seminare.

Amely ed i suoi compagni lasciarono cadere nel recipiente un po’ di saliva, mentre i gongs strepitavano furiosamente e tutta la popolazione emetteva grida di gioia, credendo, in buona fede, assicurato un raccolto prodigioso.

Il vaso fu deposto su di un grande palanchino costruito di rami d’albero, e tutta la popolazione si radunò dietro ai portatori che si dirigevano verso le risaie.

Sulinari però era rimasto. Egli invitò gli ospiti a sedersi, offrì a loro del rakas entro delle tazzine di terracotta, poi disse:

– Ora che avete adempiuta la vostra promessa, assicurando alla mia tribù il raccolto, sono pronto ad aiutarvi nel limite delle mie forze, onde possiate ritornare tranquillamente alle vostre case. Sulinari è un uomo leale e gli uomini d’oltremare non avranno a lagnarsi di lui.

– Odimi, Sulinari – disse l’olandese. – Ti dissi che noi abitiamo lontano da qui, al di là del mare, ma dove i prahos vi possono giungere. Hai udito parlare di un’isola che si chiama Timor?...

– Me ne ha parlato una volta mio fratello.

– È un capo tuo fratello?

– Sì, dei Dayachi-laut.

– Ossia dei Dayachi di mare?...

– Sì.

– Conosce il mare tuo fratello?...

– Lui sì; è un valente marinaio che comanda degli uomini risoluti e che ha visitato grande numero di altre terre che io non ho mai vedute, nè mai udite nominare.

– Dove ha il suo villaggio?

– Presso la foce del Koti, al di là delle terre dominate dal sultano dei Bughisi.

– Oltre Semmeridam?

– Sì.